L’Azienda Agricola Biologica I Cedri prende il nome dalla coltivazione del cedro. Oltre a questo agrume si coltivano l’olivo, fruttiferi di vecchie varietà, ortive di pieno campo. Parte della superficie è coperta da boschetti di quercia da sughero e macchia mediterranea in cui prevale il mirto, il corbezzolo, la ginestra, l’erica. Nelle passeggiate all’interno dell’azienda si possono incontrare una coppia di pony, cinque stupendi cavalli, una famiglia di asinelli e animali da cortile.
L’azienda si trova a pochi km dalle coste del mare Tirreno e dalle propaggini del Parco Nazionale del Pollino, gode pertanto di un particolare microclima e agisce su un terreno di eccezionale fertilità.
I prodotti si ottengono adottando tutte quelle pratiche agricole (leggere lavorazioni del terreno, non uso di pesticidi, impiego esclusivo di concimazioni organiche, forme di policolture) idonee a preservare e – se necessario – a instaurare gli equilibri tra le varie componenti dell’agro-eco-sistema, prestando particolare attenzione alla conservazione e al miglioramento delle caratteristiche chimico-fisiche del suolo e delle biodiversità locali, pur avvalendosi di moderni mezzi tecnici. I prodotti così ottenuti sono sani e ricchi di sapori.
I nostri prodotti
Il Cedro
Il Cedro è un agrume antichissimo, nominato più volte nella Bibbia. Per il popolo ebraico ha un significato religioso molto profondo, legato alla festa delle capanne. La coltivazione del cedro è stata introdotta nell’Italia meridionale intorno al III-II sec. a.C. dagli ebrei provenienti dalla Siria e dalla Persia. Nel tempo la coltivazione si è ristretta alla sola Riviera dei Cedri in Calabria, dove, evidentemente, la pianta ha trovato il microclima ideale alla sua sopravvivenza e al suo sviluppo. Oggi la Riviera dei Cedri è l’epicentro mondiale del commercio di questo agrume. La varietà coltivata in Calabria è la “Liscio Diamante” che, nonostante la concorrenza del Cedro portoricano, trova una sua indiscussa collocazione sul mercato grazie alla bellezza e qualità del frutto. Nella maggior parte dei casi, la coltivazione del cedro avviene secondo tecniche tradizionali; le piante, la cui crescita in altezza è limitata a un metro e mezzo, sono ricoperte con canne e reti ombreggianti durante il periodo invernale per proteggerle dal gelo. Molte operazioni colturali, in particolare la raccolta, sono effettuate in ginocchio, con evidenti difficoltà. Risulta così che le ore di lavoro e quindi i costi di produzione, diventino quattro volte maggiori delle altre coltivazioni agrumicole. Al fine di rendere più competitiva la coltivazione del cedro, in alcune aziende si stanno modificando i sistemi produttivi introducendo la meccanizzazione. I frutti hanno l’aspetto di un grosso limone del peso di ca. 700 g., sono impiegati in cucina per profumate e gustose pietanze, marmellate, dolci, canditi. Un soave e profumatissimo rosolio, ottenuto – seguendo un’antica ricetta – con l’infusione delle bucce in alcool puro, bevuto ghiacciato conclude in modo degno un buon pasto. L’agrume, destinato all’industria dolciaria, subisce lavorazioni intermedie prima di giungere alla fase finale della canditura. Dopo la raccolta, si procede dapprima a una selezione dei frutti migliori e di seguito alla salamoiatura in botti con acqua e sale, in modo che il cedro ceda l’acqua di vegetazione e gli oli essenziali. Chiuse le botti per 40-60 giorni si controlla il livello della soluzione salina. Trascorso tale periodo, si verifica che la buccia abbia assunto un aspetto cristallino. A questo punto, si passa alla fase di sbuzzatura, che consiste nel privare il frutto dell’endocarpo, la parte centrale che contiene i semi.
Risistemati i frutti sbuzzati nelle botti piene di salamoia, dopo un certo tempo si passa alla fase di canditura. Una volta riaperte le botti i cedri vengono inviati alla fase di canditura dalla quale otterremo due tipi di prodotti: le coppe e i cubetti che sono quelli che ritroviamo nei dolci.
Il Cedro Rituale
Il Cedro è una delle quattro piante utilizzate durante il Sukot (una festa di pellegrinaggio che in Israele dura sette giorni, conosciuta anche come “festa delle capanne”). La tradizione vuole che durante la preghiera si tengano in mano quattro specie vegetali (palma, cedro, mirto e salice di fiume) che simboleggiano quattro qualità che l’ebreo deve avere. La palma, dritta e compatta, simboleggia la rettitudine nel comportamento; il cedro, con il suo odore profumato, insegna che così come siamo esteriormente dobbiamo essere interiormente; il mirto, con le sue piccole foglie che coprono lo stelo, simboleggia la pudicizia e la riservatezza; infine, il salice di fiume è un piccolo arbusto che, grazie all’acqua, cresce fino a divenire un albero grande dal tronco possente.
L'olivo e l'olio extravergine di oliva
La coltura dell’olivo è estesa per circa 10 ettari nella nostra azienda e per gli intenditori è un vero campo catalogo. Negli impianti sono state utilizzate diverse cultivar, per dare vita ad un olio extravergine di oliva unico. Oltre alla varietà tipiche dell’area quali la Roggianella e della Regione Calabria quali la Carolea e la Cassanese, che sono in massima percentuale, sono state utilizzate le seguenti varietà Nocellara del Belice e Messinese, Coratina e Picholine, ed anche delle varietà tipiche da mensa quali l’Ascolana e la Bella di Spagna.